Recensione "Pattini d'argento" di Mary Mapes Dodge


Pagine: 250
Editore: Crescere Edizioni 
Prezzo: € 7,90

Trama
Siamo nel paesino di Broek, Olanda, alla fine dell’Ottocento. Hans e Gretel sono due fratelli che lavorano per aiutare la famiglia. Anche la madre Meitje lavora, il padre, Raff, a causa di un incidente ha perso ogni facoltà intellettiva e vive in casa in una condizione pari a quella di un bambino. I due ragazzi sono circondati da molti amici, alcuni arroganti, altri meno, ma tutti molto più ricchi di loro. 
Un giorno in paese viene indetta una gara di pattinaggio sul canale ghiacciato; come primo premio saranno messi in palio dei meravigliosi pattini d’argento. I ragazzi sono eccitati all’idea, ma possiedono solo dei pattini malandati, così, grazie alla generosità degli amici Hilda e Peter essi ottengono il denaro per andare a comprarne di nuovi.
Hans, giunto alla fiera di San Nicola ad Amsterdam, incontra il dottor Boekman, uno dei più bravi chirurghi della zona e chiede al luminare un aiuto per il padre. Nonostante l’operazione sia rischiosissima, Meitje acconsente e Raff, al proprio risveglio, riconosce tutta la famiglia svelando dove ha nascosto dei soldi spariti anni prima. Dopo un’affannosa ricerca sotto un vecchio salice, il gruzzolo viene recuperato.
Intanto arriva il giorno della gara che, dopo un esito incerto, vede vincitori dei tanto agognati pattini d’argento Gretel e l’amico Peter.


Recensione
Pattini d’argento è stata una lettura piacevole e carina, una di quelle storie che ogni tanto ci fa bene leggere per i lieto fine. 
Hans e Gretel sono i due protagonisti, due fratelli profondamente legati che sono l’uno la spalla dell’altra. La condizione umile in cui versa la loro famiglia li porta a barcamenarsi tra lavoretti saltuari, soprattutto ora che la madre è l’unica persona su cui possono fare riferimento dopo che il padre, a seguito di un incidente in diga, ha perso la memoria e ogni facoltà cognitiva. 

Quando in città partono le iscrizioni per una gara di pattinaggio, il cui premio sono appunto, due paia di pattini d’argento, i due fratelli vorrebbero in qualche modo partecipare, anche se non sanno come fare, visto che gli unici pattini che possiedono sono stati costruiti da Hans e a dirla tutta non sono proprio messi benissimo. 

Nonostante alcuni compagni di scuola tendano a prendere in giro i due ragazzi, denominando addirittura la loro abitazione come “la casa dello scemo”, Hans e Gretel possono contare sull’appoggio di sincere amicizie come quella di Annie, e soprattutto su quella di Hilda e Peter, due personaggi che si riveleranno fondamentali per la loro partecipazione alla gara.

Pattini d’argento è stata una lettura gradevole: Hans e Gretel sono l’esatta dimostrazione che tutte le cose, con sacrifici e dedizione, possono volgere sempre per il meglio. Le speranze che il loro padre riacquisti la memoria si riaccendono con l’arrivo di Boekman, un importante chirurgo all’apparenza burbero e pragmatico, ma con un cuore buono e generoso, turbato nel profondo da una sofferenza; che non esita ad aiutare Hans quando lui gli racconta la condizione in cui è ridotto suo padre.

Mi è piaciuto il lieto fine, il legame familiare della famiglia Brinker che non si spezza mai, i personaggi buoni di contorno. Tuttavia devo ammettere che lo stile di scrittura per quanto all’inizio mi paresse scorrevole ha iniziato a rallentare a metà del libro, e di conseguenza anche la mia lettura, in una parte che non so quanto effettivamente mi abbia convinta.

Hans e Gretel non sono gli unici due personaggi su cui l’autrice tende a concentrarsi. Anche altre personalità, che credevo fossero solo di contorno, in realtà entrano a pieno nella storia. Molti dei capitoli centrali, sono dedicati a una gita degli amici di Hans e Gretel, la quale essendo ricca di dettagli e decisamente molto lunga, mi ha reso la lettura lenta e difficile da seguire.

Subito dopo, quando i due fratelli tornano ad essere l’anima della storia, la lettura incalza velocemente, rendendomi pienamente partecipe. 
In realtà mi ritrovo a pensare che sia una lettura adatta a un pubblico più giovane, credo che se avessi avuto qualche anno di meno magari mi sarebbe piaciuta molto di più. Tuttavia non posso non considerare che si tratti di una bella storia che comunque vi consiglio, con un lieto fine e un epilogo che mi sono piaciuti molto.

Consigliato?
Sì.


Voto
3 stelline su 5


L'autrice

Mary Elizabeth Mapes Dodge nacque a New York nel Gennaio del 1831. Fu una delle più grandi scrittrici di libri per bambini della storia americana. Figlia di scienziati, la sua scuola fu la casa, dove ricevette una severa educazione grazie a diversi maestri privati. A soli 20 anni sposo William Dodge, dal quale prese il cognome, ma ben presto dovette crescere sola i propri figli, vista la prematura scomparsa del marito caduto in disgrazie economiche. Nel 1859 diede inizio alla propria carriera di scrittrice collaborando con il padre a due riviste: “Working Farmer” e “United States Journal”. Nel giro di pochi anni cominciò a collezionare successi con i primi libri per ragazzi “Le storie di Irvington” del 1864, vicende di una famiglia americana. Di lì a poco pubblicò il suo più grande bestseller che ancora oggi la rende immortale: “Pattini d’argento”. Nel 1873 divenne editrice della rivista per ragazzi “St. Nicholas” ed ebbe il merito di coinvolgere in quest’opera firme del calibro di Mark Twain e Louisa May Alcott. La pubblicazione riscosse un notevole successo tra i più giovani sfiorandoi settantamila lettori. Morì nel 1905 nella casa estiva di Tannersville.




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